...E per quanto sia faticoso abbandonare la strada già segnata ed apparentemente più sicura, scopre che è possibile trovare nuove vie, e che ci vogliono sia il sole sia la pioggia per fare un arcobaleno.
Saper sognare è un dono, ma il sogno può diventare una gabbia dorata se per realizzarlo si accettano così tanti compromessi da perdere di vista la felicità. Perché é giusto credere nelle favole. L'importante è saper accettare che la nostra potrebbe essere diversa da quella che abbiamo sempre immaginato.

domenica 23 febbraio 2014

Sticazzi

Ho trovato questa cosa su internet...
Subito ho pensato: "mah"...
Poi: salva in rullino...
Stamattina l'ho riletta e, si, sticazzi, ora me la studio a memoria e poi passo le giornate a ripetermela.
Che anche le vite d'oro, hanno le loro zone d'ombra, ogni tanto...


lunedì 10 febbraio 2014

Succede poi


Che è una domenica mattina come mille, che suona la sveglia e la si sposta un po più un la...che è domenica...
E tanto che la sposti più in la che si fa tardi...e allora non è più così presto e ti ritrovi a correre come fossi in ritardo al lavoro.
È che spesso le mie domenica  mattina sono così, ma non questa.
La sveglia è suonata, l'ho sentita...
E poi ho sentito un altro rumore, che non sono abituata a sentire.
Sono nel dormiveglia e già scendo -troppo- rapidamente la scala a quasichiocciola, Ridge piange.
 Ridge non piange mai, perché Ridge piange?
Così viene fuori che Ridge non ne vuole sapere di alzarsi dalla cuccia.
O forse non è che non vuole: non può.
Le zampe posteriori di Ridge non funzionano. Lui ci prova, ad alzarsi, ma loro rimangono li dove sono, ferme.
So solo che ho pianto.
Quanto, non me lo ricordo.
Ed è così che oggi RR ed io ci facciamo due ore di macchina per arrivare a quella clinica neurologica li, perché non si sa mai, magari è meglio fare un risonanza,magari ha quell'ernia che rimane paraplegico e gli serve il carrellino. La veterinaria che lo conosce da sempre, non si fida: meglio approfondire.
Ed io piango durante la notte e penso a come faccio, con il lavoro? Domani sono di nuovo a Torino e giovedì di nuovo ancora...chi sta con Ridge, mentre io lavoro?
Come faccio io, senza Ridge?
Che sono quasi sei anni che sta con me e non mi ha mai lasciata, anche quando me lo sarei meritato.
E mentre io piango lui dorme.

Dorme anche per tutto il viaggio in macchina ed anche in clinica è il solito pacioccone-tenerone-cicciottoso tutto coccole al miglior coccolatore. 


Dorme, si fa coccolare, scodinzola, ma di alzarsi non se ne parla.
Tranne che un attimo prima di farsi visitare dall'ortopedico, che lo trova sano come un pesce, mi prescrive 156 euro di antinfiammatori da dargli+190 euro di vista ed rx e ci rispedisce a casa sotto la tormenta di neve, con poche ore di sonno alle spalle, un paio di anni di meno per la paura e il cuore che scoppia di felicità.

Il viaggio di ritorno seduta dietro con lui, come se fosse il mio piccolo.
Perché lo so che è solo un cane, ma è il mio cane e l'amore è amore... 

giovedì 6 febbraio 2014

Io odio la convention

Ore 16,46. 
Ricevo una mail e inizia l’incubo: 
“Buongiorno ragazzi, Abbiamo bisogno della vostra presenza per realizzare il contributo da presentare a Roma, in occasione della convention del 19 marzo. Vi aspetto in ………………………………martedì 11/2 alle ore 13.00.... Maschietti con cravatta e femminucce carine come sempre....” 

Uno dei capi ci convoca a Torino, in sede centrale, per realizzare quello che io temo (ma è quasi una certezza) essere un video di noi in versione ridicola che verrà presentato alla suddetta convention a Roma. 
Togli che la convention inizierà alle 10 del mattino e che per noi è prevista la trasferta in giornata, con sveglia alle 3 di notte, partenza da Caselle alle 6 del mattino e rientro in nottata, che sarà una sfacchinata immane, avrò i piedi sanguinanti e sarò stravolta…
 Togli che non so per quale ragione l’azienda considera tutto questo un “premio” riservato a pochi eletti, dei quali faccio fortunatamente parte.
 Togli che gliel’ho detto, io, al mio capo, che accetterei più volentieri un premio in denaro…e forse accetterei più volentieri anche un premio in punizioni corporali. Tolto questo, sono disperata. 
Ed è In preda alla disperazione, compongo il suo numero sul cellulare aziendale: 
GIULIA:“pronto, Bruno?” 
CAPO:“eh” ….silenzio…..
CAPO:“cosa devi dirmi di grave?” GIULIA: “Bruno, tu mi odi?” 
CAPO: “Non ancora, perché?” 
GIULIA: “volevo capire se la mail di convocazione era frutto di odio” 
CAPO: “abbiamo solo scelto le colleghe più telegeniche” (sfotte, il bastardone!) GIULIA: “Si, vabbè, ti avverto: sono stonata e non so ballare” 
CAPO: “ Eh, ma infatti il filmato deve essere comico, altrimenti mica sceglievamo te!” (spiritoso!) 
GIULIA: “ecco perfetto, grazie. Ora posso andare a casa a piangere”
CAPO: “no, ma resta pure in ufficio a piangere”

Convention fissata per il 19 marzo a Roma.
Pioverà a secchiate. Sicuro. 
Devo trovare:
A: scarpe abbastanza comode per non volermi staccare i piedi a morsi, o in alternativa,
B: borsa grande abbastanza da contenere un paio di all star, ma non troppo ingombrante.

Sono disperata. Vi farò sapere cosa mi aspetta, quale sarà la mia parte nel video e quante lacrime (in ettolitri) avrò versato per allora. 
Una cosa è sicura: io odio la convention!

lunedì 3 febbraio 2014

bentornata a me (?)

Inizio oggi a scrivere questo post, che si preannuncia lungo e tortuoso, ma non lo so, lo giuro, quando potrò finirlo. Aspettatevi quindi bruschi cambi di direzione, voli pindarici senza un senso apparente e anche un po del mio solito, sano, delirio. 
Non ho ancora deciso cosa farò con il blog, che di fatto è entrato prepotentemente nel mio privato e quindi, per ora, credo che scriverò con un taglio diverso da prima, perché io sono diversa da prima e tutto cambia, ora posso riprendere da dove avevo lasciato e tornare a fare di questo spazio il mio spazio sul mondo e nel mondo, in attesa di decidere cosa fare.
RR, Ridge, Rocco ed io ce la caviamo alla grande. 

Abbiamo appena finito di ristrutturare il bagno “bello”, che di bello prima non aveva nulla, ed è stata una fatica immane. 
E’ stato faticoso scegliere i rivestimenti, i sanitari, i pavimenti…e soprattutto è stato faticoso pulire dopo, dopo che i muratori hanno tagliato la KERLITE, questa cosa che si è scelta per i rivestimenti, con il flessibile, nel bel mezzo del salotto. 
Ecco, questo ha avvalorato prepotentemente la mia teoria che fare i lavori in casa quando già ci vivi è da pazzi furiosi. 
Ora comunque il bagno è bellissimo e non appena verrà piazzato il lampadario verrete omaggiati di ampia documentazione fotografica, che so che morite dalla voglia di vederlo (dite si!) 

Voglio –si, ho detto voglio!- una bici. Di quelle vecchie, non vintage, proprio vecchia, bianca, cigolante e con i cestini a cestino. 
Ne avevo una, tempo fa, brutta, vecchissima e fantastica. La usavo per fare su e giù dalla stazione a casa quando facevo la pendolare e lavoravo per le Olimpiadi di Torino 2006 (che anni bellissimi, quelli!). 
Poi sono andata a vivere da sola e Padre, chissà perché, l’ha regalata ad una loro vicina di casa perché la portasse alla sua casa al mare… no comment, per favore. Padre le fa queste cose, è l’uomo generoso per antonomasia, è la generosità, lui…ma regalare la mia scalcagnata bici comprata per 30 euro al cimitero delle bici ad una che se la porta nella sua casa al mare… Padre è così. L’altra, quella bella, comprata e pagata cara, quella me l’hanno rubata. 
Me l’hanno rubata dalla cantina. Qualcuno è entrato nel palazzo, è sceso nelle cantine e ha rubato indisturbato la mia bici. Ora capite che ne voglio una? 
RR ha detto –testualmente- che sto smerigliando i cogl….i con la storia della bicicletta. 
Questo significa che sono sulla strada giusta per averla, ancora un po di smerigliamento e sarà mia! 

A proposito di ladri, vi do un consiglio: se i vostri genitori sono in vacanza in Thailandia per i loro 35 anni di matrimonio, il vostro fidanzato e vostro fratello sono a Torino a vedere Juventus- Real Madrid, se suona l’allarme di casa dei vostri genitori e la loro vicina ottuagenaria vi telefona dicendo che in casa ci sono le luci accese, ecco, se vi succede non entrate in casa. 
In altre parole: non fate come ho fatto io, che colta di sorpresa, mezza addormentata sul divano, un po’ per abitudine (l’allarme dei miei non ci pensa due volte a suonare), o per chissà quale astruso motivo, mi sono trascinata di corsa fino a casa loro, con il telefono che squillava: i miei genitori da Puket, ed erano le 3 del mattino da loro, che volevano sapere cosa stava accadendo, la vicina, mio fratello, RR, la chiamata automatica dell’allarme, tutti a telefonare a me, nello stesso momento…ed io che senza pensare salgo le scale a due a due e in un attimo mi ritrovo nell’ingresso di casa dei miei, illuminato a giorno, con l’allarme che suona ancora e…nulla fuori posto. 
L’allarme ha salvato la casa, i ladri sono scappati lasciando tutto acceso e la porta aperta, ma senza bottino.
 Cosa ve lo dico a fare, che ho avuto gli incubi per svariate notti.

 Ora lo so che susciterò l’ira e l’inorridimento di molti di voi, che come me amano smodatamente e smisuratamente leggere: ho comprato il KINDLE e lo amo. 

Lo so, li per li può essere difficile da accettare, come idea, ma io lo amo. Mi porto sempre dietro decine di libri e pesa poco, pochissimo, sta nella borsa e mi vuole bene, si vede. 
È un amore corrisposto, il nostro. 
E si, lo so, non c’è la carta da sfogliare, da annusare. Non lo puoi riporre li nella tua bella (e straripante) libreria e riguardarlo con occhi sognanti…ma io lo amo lo stesso. 
E’ stato l’acquisto compulsivo più azzeccato di sempre. Giuro. 

Il mio lavoro fa sempre più schifo. So che non ne parlo mai, o ne parlo poco, del mio lavoro. Ma c’è e non è che sia un granchè. Ora vi svelerò cosa faccio, senza fare nomi, perché lavoro per una grandissima azienda nazionale, una delle più grandi, ed è meglio non fare nomi: mi occupo delle relazioni che intercorrono tra suddetta azienda e le pubbliche amministrazioni locali, 80 comuni sul territorio e le grandi aziende municipalizzate della zona. 
Ed è dura, durissima. 
In sostanza passo le giornata e gestire lamentele, critiche ed a cercare – il più delle volte invano- di risolvere grane –grosse-, che se mi va male finiamo sul giornale un’altra volta. 
Ho 32 anni e sono un quadro direttivo, di questa azienda. 
Lavoro qui dalla fine dei giochi olimpici del 2006 e ho un contratto a tempo indeterminato e uno stipendio che non mi fa ricca, ma mi rende tranquilla. E questo basta a farmi alzare alle 7 tutte le mattine, a farmi accendere il telefono aziendale, a farmi sedere a questa scrivania con la foto mia e di mio fratello da bambini che mi a guarda e la palla di Roma con la neve, che mi ha portato mio fratello quando è andato a Roma e io gli ho chiesto di portarmi la cosa più pacchiana che riusciva a trovare.
Se questo è il buono e tutto il resto è lo schifo, è a questo che mi aggrappo per non essere ingrata ed ipocrita. E grazie che c’è, questo lavoro. Fa schifo, me lo tengo e mi sforzo pure di lamentarmi poco, che non si sa mai. 
Ma fa abbastanza schifo, che si sappia. 

La mia amica Piggy ed io volevamo iscriverci in palestra. Ci siamo caricate a vicenda via WathsApp per settimane, al grido “vogliamo il sedere al posto delle scapole”, fino ad arrivare agguerrite all’ingresso della palestra, frenare bruscamente, girare i tacchi e scappare a gambe levate. 
Non fa per me, l’ambiente della palestra, proprio non fa per me. 
Dalle vetrate (ovvero da tutte le pareti della palestra) si vedevano uomini incanottati e donne leggins munite intente a fare tutto fuorchè allenarsi: in palestra non si va per dimagrire, così temo. 
E così per ora abbiamo optato per lo step ed il tapis roulant che abbiamo in casa io ed RR quando il tempo è brutto e per corsa e passeggiate quando non piove…la scelta mi ha portato ad una triste e sconsolante verità: non credo che avrò mai il sedere al posto delle scapole.
 
Ho passato settimane a crucciarmi sulla possibilità di fare questo: 

un taglio drastico, netto, coraggioso.
 Ho prenotato dalla mia parrucchiera di fiducia, sono entrata, mi sono seduta e ho tagliato…le punte e la frangia. 
Morale: non sono coraggiosa. 
La mia sansonica chioma, per ora, resta dov’è. 

La mia amica J diventerà mamma per la seconda volta. 
Data presunta per il parto 7/08/2014: il giorno del mio compleanno. 
Nascerà un leoncino/a che sarà bellissimo come la sua prima bimba e con un carattere di merda, come me. La mia amica J è una di quelle persone da cui noi persone grigie dovremmo prendere esempio. 
E’ che potrebbe sembrare "effimera" e forse a volte lo è, ma la verità è che nella sua leggerezza lei affronta le cose con una semplicità, una positività, una gioia che poi, per forza, le cose le vanno bene. In lei è racchiuso tutto quello che nel libro “the secret” è chiamato pensiero positivo. E chi mi legge da un po sa come le mie opinioni a riguardo siano spesso controverse e in contrapposizione. 
Poi guardo lei e mi dico che a pensare positivo forse non si attiva la legge di attrazione universale, ma certo si vive meglio.

 E da questa base, parto per mettere in campo le mie energie volte alle grosse novità potrebbero sconvolgere la mia vita in questo 2014 che verrà.
 Ci sto lavorando e presto vi darò maggiori dettagli in merito, tutto il resto è piccola cronaca e suvvia, quello di interessante –poco- che c’era da dire si è detto, la verità è che forse da scrivere davvero avevo proprio poco, era la voglia di scrivere, che era diventata incontenibile.

domenica 2 febbraio 2014

Dilemmi dilemmosi

Un anno passó.
Che anno strano, quello trascorso.
Che anno strano, quello che vivo rileggendo il blog, dopo un anno di vita.
L'anno della svolta, dicono.
L'anno della svolta, per me, confermo.

Vorrei scrivere di più.
Leggo tutti i miei "blogamici" e vorrei scrivere ancora, come quando ero puntale nel mio mondo virtuale e molte blogger erano un po una mia famiglia 2.0.
Poi scopro che mi leggono.
Non lo so chi è la talpa (detto con una strizzatina d'occhio) ma tant'è: il mio blog non è più privato.
Cosa faccio? 
Questa l'annosa questione.
Cioè, voi cosa fareste?
Perché si, mi è stato detto
-scusa eh, ma quando uno scrive un blog, non lo fa per farsi leggere?-
Si.
Ovvio.
Anzi, più lo si legge e meglio è...
Ma scoprire che a leggerlo è gente con cui si va a bere una cosa, ogni tanto, quella è una faccenda diversa.
Scoprire che qualcuno è entrato così tanto nel mio intimo.
Non so.
-ogni tanto ti leggo, scrivi bene-
Grazie.
Ma ora cosa faccio?
Da quando l'ho saputo, che mi si legge in giro per il paesello 
E ho anche saputo che mi si apprezza, ma mi si legge, qualcosa si è bloccato.
Il freno a mano tirato e la cintura di sicurezza allacciata, è cambiato tutto.
Cosa faccio?